La sensibilità è una forza o una debolezza?

Nella mia vita è capitato spesso di essere criticata per un’eccessiva sensibilità che mi rendeva fragile rispetto agli eventi in corso. Altre volte la mia sensibilità è stata riconosciuta un punto di estrema forza nel consentirmi di percepire lati della situazione incomprensibili ai più e, di conseguenza, di difficile soluzione. In altre parole piangere per un’ingiustizia era da deboli, ma rendersi conto della tristezza di qualcuno che riteneva di aver subito un’ingiustizia era considerata forza.

Quante volte avete sentito pronunciare frasi fatte come “I veri uomini non piangono!” oppure ” Non puoi essere così fragile, reagisci!” Frasi come queste fanno intendere che chi reagisce con eccessiva sensibilità è considerato inadatto. Allo stesso tempo frasi come ” Guarda che sensibilità questo artista, tocca veramente il profondo dell’anima!” oppure “Che persona speciale, ha capito subito che non stavo bene e mi ha rassicurato!” lasciano pensare che persone dotate di sensibilità particolare siano riconosciute come doni.

Quando e come utilizzare la sensibilità? Quando accendere il tasto su “Off” e quando su “On”? Quando è più conveniente utilizzarla e quando invece è meglio tenerla nascosta? La sensibilità rende forti e fragili allo stesso tempo, quindi in teoria, se volessimo seguire il principio della convenienza, bisognerebbe sempre chiedersi se utilizzare la sensibilità sia utile o meno, ma è davvero fattibile?

La persona sensibile è sempre la stessa e, nonostante ogni comportamento sia dettato da reazioni emotive e considerazioni razionali e che le esperienze creano schemi di comportamenti simili in situazioni simili, non ho mai conosciuto nessuno che sia riuscito ad isolare la propria sensibilità a seconda del contesto. Mimetizzarla, nasconderla, fingere reazioni diverse, questo sì, ma se dietro un atteggiamento c’è una costruzione ciò non impedisce di vivere anch’essa con una sensibilità particolare. La persona è un insieme di qualità l’una imprescindibile dall’altra, ed è proprio la loro connessione a rendere unico ogni essere vivente.

Ho più volte toccato l’argomento dell’ipersensibilità definendola una pelle mancante, uno strato in meno attraverso il quale filtrare le sensazioni, un sistema immunitario meno strutturato. Si può imparare a riconoscerlo e a viverci assieme, ma non si può isolare al bisogno, non è come una finestra che apri e chiudi a piacimento.

La sensibilità è una qualità che si può manifestare in numerosi modi diversi e non in tutte le occasioni. Ci sono persone sensibili agli animali e altri che non li guardano nemmeno, alcuni più sensibili al volo di una farfalla e altri ad un risultato sportivo, chi ad un gesto gentile e chi ad un calcolo matematico. La sensibilità è la molla dell’emozione, ciò che consente all’emozione di appoggiarsi al nostro corpo e manifestarsi. Potremmo dire quindi che tutti siamo sensibili, cambia solo a cosa e come lo manifestiamo. La sensibilità ci consente di sviluppare interessi e specializzarci, di entrare in contatto con il mondo esterno e, di conseguenza, connetterci con esso.

La sensibilità viene spesso confusa con l’empatia, qualità che invece non compete a tutti. Per meglio comprendere potremmo affermare che un narcisista patologico è molto sensibile agli sguardi altrui nei propri confronti, ma non ha spesso alcuna empatia verso chi gli sta accanto. In questo caso la sua sensibilità è spesso mal utilizzata. L’empatia è la capacità di entrare in relazione con lo stato d’animo di un’altra persona ed è una qualità che viene riconosciuta come un pregio.

Comprendendo quindi che la sensibilità è qualità di tutti e che trova sfogo in ognuno con una forma diversa, come canalizzare la propria sensibilità in maniera costruttiva da poter essere definita una forza e non una debolezza?

Io credo che la sensibilità messa a disposizione dell’essere umano sia sempre una forza, a prescindere, è l’essere umano che talvolta ne approfitta e la trasforma in una debolezza. Chi accusa di eccessiva sensibilità spesso non dà lo stesso valore agli eventi, ma questo non significa che sia giusto o sbagliato. significa solamente che si hanno sensibilità diverse e, talvolta, anche priorità differenti.

La sensibilità è quella qualità che ci fa vedere il mondo con più colori, ci dà la possibilità di vedere più dettagli della stessa cosa, ci fa comprendere meglio persone e situazioni, ci consente di emozionarci e riconoscere le emozioni, manifestarle ed esprimerle. La sensibilità è precursore di arte, espressione, ascolto, accettazione, diversità e libertà. La sensibilità è il canale di ascolto delle nostre intenzioni, delle nostre percezioni e delle nostre esperienze. Ci definisce come esseri umani unici e irripetibili.

Una forza? Un difetto? Un pezzo imprescindibile di ciascuno di noi, un dono da nutrire, esaltare e non giudicare.

Lisa De Bernardini

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