
La parola “scelta” mette quasi sempre davanti due o più strade che si escludono l’una con l’altra. Se vai avanti non puoi andare indietro, se vai a destra non andrai a sinistra e così via..se parli rompi il silenzio, se apri una porta qualcuno può entrare, se parti per un viaggio lascerai qualcuno a casa, se accetti un lavoro da dipendente perderai un po della tua indipendenza…Ogni giorno dobbiamo prendere scelte in tutte le direzioni e ognuna di esse influenzerà il nostro vissuto. Esistono scelte giuste? E, nel caso, come prenderle?
Fin da bambini siamo chiamati a fare scelte più o meno difficili, dal colore della maglietta da indossare al percorso di studi da intraprendere, lo sport da frequentare, la ragazza da corteggiare, se studiare e preparare l’interrogazione del giorno dopo o andare in spiaggia con gli amici, se mettere in ordine la stanza o sentire i genitori lamentarsi di noi, se addirittura mangiare il gelato al cioccolato o alla fragola, scegliere una minigonna o un paio di jeans o, cosa ancor più difficile, farsi vedere sorridenti anche quando si è tristi o sicuri quando si trema dalla paura.Ogni momento della vita è in realtà una scelta costante, ma spesso non ce ne rendiamo conto perchè i nostri comportamenti assumono degli schemi fissi derivati dalla ripetizione e dal “successo” degli stessi.

Mi sono resa conto nel tempo che la capacità di prendere scelte e accettarne le conseguenze è una delle caratteristiche “speciali” degli atleti di alto livello. Non tergiversano, hanno chiaro l’obiettivo, in genere uno e non dieci diversi, hanno chiari gli strumenti a loro disposizione, tracciano una linea retta tra pensiero ed azione e, soprattutto, sono pronti ad accettare l’errore o l’insuccesso come parte della scelta. Questo consente loro di creare un portfolio di scelte e risultati dal quale attingere nel momento della necessità e, in genere, fanno ciò che conoscono meglio, ciò che hanno ripetuto di più, ciò che, nel tempo, hanno allenato. E chi sceglie cosa allenare? Chiaramente l’allenatore! Colui che, dall’alto della sua esperienza, dovrebbe conoscere gli step necessari per raggiungere un obiettivo, sapendo che, talvolta, un insuccesso temporaneo è solo il preambolo ad un miglioramento successivo che potrà però durare nel tempo. Nello sport c’è l’allenatore, chi ha fortuna incontra persone che facilitano il compito, altri invece incappano in percorsi più tortuosi e dispendiosi di tempo che accrescono il dubbio, la frustrazione e, spesso, abbassano l’autostima.
Nella vita quotidiana quando si può definire che una scelta sia giusta o errata? C’è inoltre qualcuno deputato a dare tale responso?
Nella vita chi è l’allenatore? Se la mamma ci dice che meglio mettere la maglietta bianca col pantalone blu, se il papà ci dice che è meglio studiare economia che lettere antiche perchè sarà più facile trovare un lavoro, se gli amici ci dicono che è meglio corteggiare la ragazza bionda con gli occhi azzurri e gli insegnanti ci dicono che è meglio studiare che giocare a calcio o danzare…lo fanno dall’alto di quale esperienza? Ognuno dalla propria e aggiungerei da quella della statistica. Ci sono molti più laureati in economia che trovano facilmente lavoro! Ma siamo sicuri di conoscere tutti i numeri? Di conoscere tutte le opzioni possibili? O forse conosciamo solo quello che più si avvicina a ciò che facciamo e abbiamo vissuto e a quello che ci viene raccontato da chi ci sta vicino e che comunque stiamo scegliendo di tenere vicino?

Per Cartesio il dubbio era alla base della vera conoscenza, ma come prendere una scelta?
La scelta determina sempre giudizio, esterno e interno. Quante volte ci diamo degli “stupidi” per aver scelto in un modo piuttosto che in un altro? E quante volte veniamo additati come “folli” per aver preso scelte inconsuete e potenzialmente fallimentari? Purtroppo la conseguenza della scelta arriva sempre dopo e, talvolta, anche molto dopo. Capita infatti di dirsi di aver scelto bene e, dopo un po’ di tempo, accorgersi che quella scelta ci ha portati dove non volevamo. Capita anche l’opposto. Una decisione criticata e reputata errata si può rivelare, nel corso degli anni, la miglior scelta fatta nella vita. Quando a 32 anni, assieme all’allora mio marito, decidemmo di investire la nostra vita su un solo giocatore di tennis, che al tempo non era “nessuno”, molti pensarono che fossimo degli irresponsabili. Con due figlie piccole e un lavoro sicuro in un circolo, perchè rischiare così tanto? Era una scelta sensata? Come avremmo fatto fosse andata male? Andò bene, molto bene, anzi andò benissimo, ma non posso dire sia stato sempre facile. Chi ci ha sostenuto nelle difficoltà? La certezza che la scelta l’avevamo fatta ascoltando il nostro cuore. Nessuno ci avrebbe scommesso nulla, anzi inizialmente, fu una scelta, per la maggior parte, sbagliata. E se fosse andata male cosa potrei raccontare? Forse, per come sono ora, vi racconterei di quante esperienze ho fatto nel mentre che mi hanno resa ciò che sono oggi.
E quindi? Quando la scelta è giusta? O quando si trasforma in giusta o sbagliata?

Esiste un percorso chiamato “consapevolezza” che io ritengo dovrebbe accompagnare l’essere umano dal primo giorno della sua vita fino all’ultimo respiro. È un percorso di ascolto interiore che i genitori dovrebbe stimolare quotidianamente nella crescita dei figli, che gli insegnanti dovrebbero apprendere ai loro allievi, che sia a scuola, nello sport o in qualunque altra attività. Ascoltare le proprie inclinazioni e scoprire cosa ci fa vibrare è la risposta a tutte le scelte, che, messa assieme all’esperienza vissuta in prima persona, può farci prendere solo scelte “corrette”. Queste scelte non porteranno sempre solo a risultati vincenti, ma a cammini di scoperta e arricchimento che non potranno che essere positivi per la crescita personale. In fondo i tennisti sul matchpoint non fanno tutti la stessa cosa, c’è chi fa serve & volley, chi serve ad uscire e cerca di spingere l’avversario dall’altra parte del campo, chi decide di “remare” per far sbagliare l’altro, chi tenta il tutto per tutto perchè non sa reggere la pressione. Ognuno sceglie ciò che gli corrisponde di più e ci sarà sempre qualcuno che dirà ” Io avrei fatto diversamente!”.
L’esperienza e l’analisi fanno sì che, col tempo, si identifichino dei comportamenti che ci sono più utili, ma non bisogna mai perdere di vista che tutto muta, le situazioni esterne cambiano e lo facciamo anche noi quotidianamente. È lì la bellezza del viaggio! Continuare a cambiare mare e trovare sempre nuovi modi di navigarlo, senza decidere a priori che solo ed esclusivamente con quella barca condotta in quel modo si arriverà a destinazione. Se si approda in porti inattesi si potranno conoscere luoghi e persone nuove, si migliorerà il bagaglio di esperienze e le nuove scelte saranno più consapevoli.

In definitiva, la scelta giusta esiste? Sì, ed è quella che è giusta per te in quel momento, è una scelta consapevole più che giusta, perchè nessuno potrà prenderla per te e definirne l’opportunità.. Qualunque risultato ti porti, ti regalerà esperienza da cui potrai attingere per la scelta successiva e l’unico giudice sarà il tuo stato di serenità, la stessa che porterai agli altri nel tuo lavoro, nelle tue relazioni, nel tuo sport o dove riterrai opportuno. In sintesi conoscersi significa anche avere chiaro quali sono i propri strumenti, sapere cosa ci fa sentire vivi e ci dà motivazione di migliorare, accettare il cambiamento e divertirsi a “surfare” tra scelte quotidiane che ci portino al mondo esattamente per quello che siamo. Ogni giorno sarà un matchpoint e, consapevolmente, potrai scegliere se andare a rete o restare a fondo campo.